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Covid. Depressione, ansia disturbi del sonno: ricadute a lungo termine su salute mentale
La maggior parte degli studi fino ad oggi ha esaminato gli impatti negativi sulla salute mentale fino a sei mesi dopo una diagnosi di COVID-19 ma poco si sa sugli impatti a lungo termine oltre quel periodo, in particolare per i pazienti non ospedalizzati con vari gradi di gravità della malattia. Per catturare gli impatti a lungo termine sulla salute mentale, i ricercatori hanno esaminato la prevalenza dei sintomi di depressione, ansia, scarsa qualità del sonno, disagio correlato a COVID-19 tra le persone con e senza una diagnosi di COVID-19 da 0 a 16 mesi.
Maggiore prevalenza di depressione e peggiore qualità del sonno nei pazienti con Covid
L'analisi ha attinto ai dati di sette coorti in Danimarca, Estonia, Islanda, Norvegia, Svezia e Regno Unito. Delle 247.249 persone incluse, a 9.979 è stato diagnosticato il COVID-19 tra febbraio 2020 e agosto 2021. Complessivamente, tali soggetti hanno avuto una maggiore prevalenza di depressione (+18%) e una peggiore qualità del sonno (+13%) rispetto agli individui a cui non è mai stata diagnosticato il Covid. È importante sottolineare che l'analisi rileva che i sintomi di depressione e ansia si sono per lo più attenuati entro due mesi per i pazienti non ospedalizzati con COVID-19.
I pazienti costretti a letto: più probabilità depressione fino a 16 mesi.
I pazienti che sono stati costretti a letto per sette giorni o più avevano maggiori probabilità (50-60%) di manifestare sintomi depressivi fino a 16 mesi dopo la diagnosi rispetto a quelli mai infettati. La maggiore incidenza di depressione e ansia tra i pazienti con COVID-19 che hanno trascorso sette giorni o più a letto potrebbe essere dovuta a una combinazione di preoccupazioni sia per gli effetti sulla salute a lungo termine sia per la persistenza di sintomi fisici.
Più vigilanza clinica e studi di follow-up essenziali per un accesso tempestivo alle cure
L'autrice dello studio, la professoressa Anna Valdimarsdóttir, dell'Università dell'Islanda, conclude: "La ricerca suggerisce che gli effetti sulla salute mentale non sono uguali per tutti i pazienti COVID-19 e che il tempo trascorso a letto è un fattore chiave nel determinare la gravità degli impatti sulla salute mentale. Quando entriamo nel terzo anno della pandemia, una maggiore vigilanza clinica sulla salute mentale tra i pazienti con una malattia acuta grave di COVID-19 e studi di follow-up oltre il primo anno dopo le infezioni sono fondamentali per garantire un accesso tempestivo alle cure"
Paolo Levantino
Farmacista clinico e giornalista scientifico
Fonti
The Lancet Public Health. 14.03.2022. DOI:https://doi.org/10.1016/S2468-2667(22)00042-1
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- Scritto da Ordine Farmacisti MC
Self-test Covid, Gimbe: chi li vende dovrebbe gestire tracciamento dei casi positivi
Con i tamponi per il Covid acquistati in farmacia ed eseguiti in autonomia dal cittadino la positività non è monitorata: "c'è un crollo rilevante dei tamponi registrati. Il sistema di tracciamento e testing si è allentato. Chi vende il tampone dovrebbe essere informato dell'eventuale positività, invece siamo all'autogestione". A riportare attenzione sulle criticità degli autotest per la diagnosi di positività Covid è Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, in un'intervista a Il Fatto Quotidiano.
Ritardo sulle cure: prescrizione e distribuzione complesse
"Da un mesetto, complice lo scoppio del conflitto e la scadenza dello stato d'emergenza, c'è un calo generale sulle vaccinazioni: dalle prime dosi ai bambini e alle terze dosi" afferma Cartabellotta. E aggiunge che "il decreto Riaperture non incentiva alla vaccinazione, ma forse molti oggi pensano che siamo in primavera, i vaccini sono vecchi ed è meglio aspettare l'autunno".
Mentre, "per ridurre malattia grave e decessi bisogna insistere sulle vaccinazioni: non hanno fatto il booster in 766 mila tra 50 e i 59 anni, 440 mila tra 60 e 69, 260 mila tra 70 e 79 e quasi 90 mila over 80. E questo al netto di chi ha avuto l'infezione da meno di 120 giorni":
"Nonostante le coperture vaccinali, anche se Omicron è meno grave, quando i numeri sono alti c'è un rimbalzo negli ospedali: quasi mille pazienti in più in area medica in due settimane, meno in terapia intensiva, ma il numero dei decessi resta elevato. Muoiono soprattutto persone fragili, anche vaccinate, che potrebbero essere salvate con quei trattamenti innovativi", ha proseguito Cartabellotta.
"Ci sono ritardi anche sulle cure nella distribuzione del nuovo monoclonale e degli antivirali- spiega ancora. - Non sono farmaci che possono essere prescritti in maniera semplice, richiedono un impianto organizzativo per identificare i pazienti, fare i tamponi nei tempi, arruolarli nei centri specializzati. Pare siano indietro anche con la consegna delle pillole antivirali che non possono contare sulla rete prescrittiva dei medici di famiglia, sono trattamenti demandati all'ambiente specialistico".
Sistema di tracciamento allentato. In farmacie incremento contenuto dei tamponi
Infine, denuncia il fatto che la sorveglianza sanitaria è saltata con riferimento a chi compra i tamponi in farmacia da fare poi a casa: "Tanti comprano i tamponi in farmacia, se risultano positivi nessuno lo sa. C'è un crollo rilevante dei tamponi registrati - conclude Cartabellotta - Il sistema di tracciamento e testing si è allentato. Chi vende il tampone dovrebbe essere informato dell'eventuale positività, invece siamo all'autogestione". I dati di mercato riportati dall'agenzia stampa indicano che nel mese di febbraio 2022 sono stati venduti test antigenici Covid per 50,2 milioni di euro in farmacie, parafarmacie, e-commerce e Gdo. Nel mese di gennaio ne sono stati venduti per un totale di 169,4 milioni di euro nei canali farmacia (145,5 mln), parafarmacia, e-commerce e grande distribuzione.
Nelle farmacie, lo conferma Federfarma, "c'è una leggera ripresa dei tamponi antigenici rapidi in farmacia", un incremento del 20-25%, dichiara all'Adnkronos Marco Cossolo, non paragonabile alla situazione di dicembre-gennaio con code fuori dalle farmacie. "Abbiamo una richiesta di test che si è stabilizzata, ma sappiamo ormai che ogni volta che c'è un aumento dei casi a livello nazionale le persone si allarmano e quindi di conseguenza c'è un incremento anche della richiesta dei test anti-Covid in farmacia". Per quanto riguarda i self-test Cossolo puntualizza che "il problema di questi test è chi li fa. Farsi da solo un tampone non è cosa da poco, se si spinge troppo forte ci si può far male e la procedura diventa molto soggettiva. Mentre un sanitario è più accurato e non ci sono dubbi sull'esecuzione".
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- Scritto da Ordine Farmacisti MC