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Vaccini in farmacia, l'evoluzione della campagna e coinvolgimento dei farmacisti
Estendere la campagna vaccinale alle farmacie si è dimostrato uno stimolo prezioso per tutta la cittadinanza nell'obiettivo primario della vaccinazione anti Covid-19. Grazie alla capillarità delle farmacie, presidio di salute al servizio di tutti i cittadini, si è evidenziato il ruolo centrale dei farmacisti e della "farmacia dei servizi": l'ampliamento dei servizi territoriali espletati dalle farmacie, per favorire la deospedalizzazione della sanità e per ampliare il ruolo che le farmacie possono assolvere nell'ambito del Ssn. Questo, in sintesi, il messaggio chiave che è emerso dall'incontro online "La campagna vaccinale in farmacia: prospettive ed evoluzioni" che si è svolto durante l'ottava edizione tutta in digitale di FarmacistaPiù 2021, il congresso dei farmacisti italiani.
Valorizzata la professione anche grazie alla formazione
Ha aperto i lavori Maurizio Manna, membro del Comitato centrale Fofi e delegato regionale per la Campania in federazione nazionale: «La vision per la nostra categoria deve essere improntata sul sociale, la mission per le farmacie sarà diventare un hub territoriale per l'assistenza della popolazione. Per far questo dobbiamo valorizzare le nostre professioni anche tramite la formazione, per diventare una risorsa pubblica e migliorare la performance sanitaria. L'emergenza pandemica -ha continuato Manna - ha trovato le farmacie pronte a rispondere ai bisogni della cittadinanza, grazie alla capillarità sul territorio. Auspichiamo che tutto questo continui nell'ottica di servizio ai cittadini, per erogare le migliori soluzioni di aderenza alla cura».
Per Paola Minghetti, presidente Sifap, Società italiana farmacisti preparatori, il farmacista è il grande esperto del farmaco: «Quando parliamo di vaccini si tratta di farmaci biotecnologici complessi e diventa quindi fondamentale la garanzia di tutta la filiera per avere l'efficacia che ci si attende. All'interno della catena, il farmacista è una delle figure più adatte e in questa pandemia ha avuto un ruolo importante nella conservazione e nelle procedure della stabilità del vaccino per la giusta somministrazione al paziente. In questo - ha spiegato Minghetti - le società scientifiche hanno supportato il farmacista per rendere più semplici, sicuri e standardizzati i processi per la dispensazione e somministrazione. Grande è stata anche l'opera di convincimento verso la popolazione nei riguardi della vaccinazione, nell'ottica della "farmacia dei servizi", cioè nel facilitare in sicurezza e competenza l'erogazione dei servizi alla salute. È chiaro - ha continuato il Presidente - che se la nostra professione si sta evolvendo occorre una evoluzione anche nella formazione che rimane continua per tutti i nostri farmacisti, ma non è più procrastinabile la modifica anche del corso di laurea in farmacia, al fine di dotare i nostri professionisti di tutte quelle competenze e conoscenze per rendere più idoneo il farmacista di oggi e di domani, e migliorare il percorso terapico per tutta la popolazione del Paese». In videomessaggio, Erica Mallarini, Associate Professor of Practice di Government, Health and Not for Profit presso Sda Bocconi, ha parlato di una rivoluzione copernicana per la sanità europea, grazie all'allargamento delle competenze al servizio della popolazione: «Alla conferenza annuale del PGEU (Pharmaceutical Group of the European Union), è stato riconosciuto all'Italia un importante apporto alla campagna internazionale di vaccinazione. Quello che stiamo facendo è portare avanti la cultura della vaccinazione ed è quello che ci viene riconosciuto. Occorre che le farmacie entrino sempre di più in rete con tutti gli altri professionisti della salute, il tutto a favore della salute del cittadino».
Farmacisti preparatori per la campagna vaccinale
Per Sandro Cinquetti della Siti, Società italiana di igiene, medicina preventiva e di Sanità pubblica: «I farmacisti preparatori sono stati fondamentali nel rendere disponibile il vaccino in buona numerosità di dosi, soprattutto all'inizio della campagna vaccinale per via della carenza nella logistica. Questa collaborazione con il mondo della farmacia è stata importante per due aspetti: aprire professioni sanitarie non storiche alla disponibilità vaccinale e per la grande capillarità che le farmacie hanno sul territorio, elemento importantissimo nella situazione in cui ci troviamo. Le farmacie - ha continuato Cinquetti - hanno aiutato a svolgere un passaggio importante: classificare la vaccinazione come atto sanitario e non come atto medico, e questo è certamente un grande servizio al Ssn, perché allarga enormemente le persone che possono erogare tali attività a favore della popolazione sana. I farmacisti stanno dando anche un grande contributo sull'erogazione dei test e dei tamponi ed il farmacista, facendo azione di convincimento sulla popolazione ancora recalcitrante in fatto di vaccinazione anti Covid. In questa campagna - conclude Cinquetti - occorre mettere sul campo diverse linee di azione, ed in questo i farmacisti possono dare un grande contributo anche nei mesi a venire».
Farmacisti vicino ai cittadini per favorire accesso ai vaccini
Presente anche Alessio D'Amato, assessore alla Sanità e integrazione Socio-Sanitaria della regione Lazio: «Abbiamo fin dall'inizio della campagna coinvolto tutti i professionisti della salute, comprese le farmacie. Un presidio importante, sia per le vaccinazioni, sia per i tracciamenti ed i tamponi. Le farmacie si sono dimostrate un punto imprescindibile nel contrasto a questa pandemia ed io credo che non si potrà più tornare indietro. Nel Lazio abbiamo fatto da apripista e fra poco sarà possibile, anche nelle farmacie, la vaccinazione antiinfluenzale. Questa emergenza pandemica - ha concluso l'Assessore - ha portato la necessità di utilizzare in maniera massiva la capillarità sul territorio delle farmacie, velocizzando l'azione a favore della campagna vaccinale. Per il futuro tutte le farmacie diventeranno una rete indispensabile per gli screening e l'aderenza alla cura, servizi di prossimità e di qualità per tutta la popolazione».
Anche Andrea Cicconetti, presidente Federfarma Roma, si è soffermato a raccontare la sua esperienza durante la pandemia: «I farmacisti si sono avvicinati a questa campagna con tanto entusiasmo e dal 1° giugno le farmacie laziali hanno somministrato circa 58.000 vaccini Johnson&Johnson, con oltre 600 farmacie aderenti. Ci sono stati alcuni incidenti di percorso, fra la revisione del vaccino J&J e l'hackeraggio alla Regione Lazio che hanno un po' bloccato le somministrazioni, ma in breve tempo siamo tornati a regime con il vaccino Moderna ed in totale, dall'inizio della campagna di vaccinazione in farmacia, abbiamo somministrato più di 90.000 dosi. Voglio ricordare - ha continuato Cicconetti - che la nostra regione ha sfaccettature estremamente diverse, con zone cittadine più strutturate, ma con tante zone rurali un po' più disagiate e anche in quel caso c'erano farmacie che vaccinavano. Inoltre, stiamo lavorando a ritmi serrati anche con i vaccini antinfluenzali per le categorie interessate. All'inizio di questa campagna tante sono state le difficoltà che siamo riusciti a superare nella gestione dei vaccini - ha sottolineato il presidente - e per questo ringrazio tutta l'organizzazione, dalla farmacia ospedaliera, ai militari, alla distribuzione intermedia privata, le farmacie cooperative e quelle sul territorio. La chiave di volta per l'assistenza pubblica, dimostrata anche da questa campagna vaccinale, sarà decentralizzare demandando e destrutturando alcuni servizi a livello centrale, portando una farmacia strutturata, già enormemente radicata nel territorio, a migliorare i bisogni di salute del cittadino». Isabella Mori di Cittadinanzattiva ha invece spiegato come il coinvolgimento delle farmacie nella campagna vaccinale sia stato fondamentale perché «come è emerso dai cittadini, il rapporto di fiducia con il farmacista creato negli anni ha dato la possibilità alla popolazione, soprattutto nel periodo pandemico peggiore, di poter usufruire di tutti i servizi basilari di aderenza alla cura. L'apporto delle farmacie nella campagna vaccinale - ha sottolineato la dottoressa - è stato importante soprattutto nelle zone rurali e disagiate, dove la farmacia diventa un luogo unico ed insostituibile per i servizi alla salute. Purtroppo, un quadro omogeneo in tutte le regioni non c'è stato, ma il fine importante è che il concetto di "farmacia dei servizi" sia strutturato in rete con tutti gli attori sanitari, per un migliore servizio alla popolazione, anche rispetto alle informazioni errate che troppo spesso mettono in difficoltà, alimentando paure ingiustificate. In questo il farmacista è stato un valido aiuto divulgativo, grazie alla sua competenza ed alla sua professionalità».
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- Scritto da Ordine Farmacisti MC
Rilancio farmacie nel Pnrr. Ecco le proposte da cui partire
Durante l'emergenza sanitaria, il Paese ha dimostrato una grande capacità di finanziamento della sanità. Nuove risorse, legate al Pnrr, sono pronte per essere iniettate nel sistema. Un'occasione, questa, per rilanciare il Servizio sanitario nazionale, ridisegnare l'assistenza primaria ma anche per integrare il ruolo del farmacista e delle farmacie. Ma il tempo a disposizione è poco. Sono queste alcune delle riflessioni emerse nel convegno dal titolo "La sanità italiana e la continuità assistenziale ospedale territorio: i farmacisti e le farmacie nei nuovi modelli organizzativi e nel Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza" che si è tenuto oggi a FarmacistaPiù, il congresso dei farmacisti in corso in versione digitale fino a domenica 7 novembre.
Poco tempo per giocare la partita del Pnrr. Cartabellotta: per la farmacia è molto da costruire
«Già durante la crisi sanitaria da parte pubblica» è stato l'intervento di Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, «sono state iniettate molte risorse: basti pensare che nel decennio 2010-2019 il Ssn ha ottenuto 8,8 miliardi, mentre con i decreti legati al Covid-19, al netto del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard, sono arrivati in due anni 9,3 miliardi di euro. Ora ci troviamo di fronte a una grande sfida, che è rappresentata dal Pnrr, come strumento per il rilancio. Il Piano, in particolare, ha l'obiettivo di colmare due grandi punti deboli della nostra sanità: la primary care, che necessita di una riforma di tutto il sistema, e l'innovazione tecnologica». Per le farmacie, come si sa, «le risorse dedicate sono all'interno della missione 5, ma la grande sfida è quella di ridefinire e integrare il ruolo del farmacista nella riforma della assistenza territoriale. La base del progetto di riforma è il documento preliminare di Agenas, "Modelli e standard per sviluppare l'assistenza territoriale nel Ssn", arrivato alla versione 2.0, che traccia la strada. Va osservato che il termine multidisciplinarità - ambito in cui la farmacia può e deve giocare un ruolo - compare 12-13 volte, mentre la figura del farmacista viene citata una volta sola, nel capitolo finale dedicato alle ulteriori aree di approfondimento. Questo è un gap che va colmato anche perché solo qui, nella integrazione del ruolo del farmacista nel ridisegno dell'assistenza territoriale, si gioca il futuro rilancio» della farmacia.
Case di comunità modello calato dall'alto. Occorre partire dalle reti già presenti
Una partita per la quale, come sottolineato da Andrea Mandelli, presidente di Fofi, «il tempo a disposizione è poco». Per questo, l'unica strada percorribile per «fare bene e fare veloce è quella di valorizzare gli asset, le infrastrutture che già esistono e che già funzionano con efficienza. Queste sono rappresentate dalla rete delle farmacie e dei farmacisti, tanto sul territorio quanto negli ospedali. Puntare su modelli da costruire, come le Case di comunità, su cui ci sono poche certezze e che con ogni probabilità richiederanno più investimenti di quelli stanziati, può mettere a rischio il processo di rinnovamento della sanità di cui il Paese ha bisogno. Il servizio di prossimità, capillare e accessibile, è erogato solo dalle farmacie, sempre aperte. Da qui occorre partire ed è vitale che le risorse vadano nella giusta direzione».
«Le Case di Comunità, come modello assistenziale su cui si sta puntando, è di fatto calato dall'alto» concorda Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva, ed «è contrario alla logica delle comunità. Lo strumento prescinde, infatti, da quelle che sono le realtà dei territori, le capacità di organizzarsi e di portare a compimento i progetti, la reattività degli Enti e degli Attori presenti. E, come conseguenza, prescinde dal tema della disuguaglianza, che è centrale per il nostro Paese. Le preoccupazioni sono diffuse e sono state espresse da più parti. Sono convinta che il concetto di Casa di Comunità vada ancora affrontato e definito e soprattutto che occorra renderlo oggetto di dibattito pubblico. Se ci sono esitazioni da soggetti diversi, con interessi diversi, un motivo c'è». La strada, piuttosto, «come è stato detto, è quella di fare riferimento alle reti che sul territorio già ci sono, sfruttarle per quello che sono già capaci di fare, investendo e potenziandole. Penso certamente alle farmacie, che, proprio per la prossimità che esprimono - non solo territoriale, ma anche di supporto alle competenze -, hanno anche un ruolo nell'abbattimento delle disuguaglianze. Questo va considerato ancora di più laddove si spinga verso una digitalizzazione della sanità. La farmacia rappresenta, per i cittadini che non hanno competenze o strutture adeguate, un modo per non restare esclusi».
Digitalizzazione diventi strumento per aderenza e monitoraggio patologie
Proprio sulla digitalizzazione della sanità da Marco Cossolo, presidente di Federfarma, è stato sottolineato come questo processo «vada inteso come strumento e non come fine. Uno dei più grandi problemi sanitari è rappresentato dalla aderenza alla terapia. L'Oms ha rilevato come solo il 40% dei farmaci siano assunti in modo appropriato. Gli strumenti tecnologici e digitali possono giocare un importante ruolo nel monitoraggio della aderenza alla terapia e anche nella prevenzione secondaria, elemento fondamentale in presenza di patologie croniche. Ma se digitalizzazione, telemedicina e assistenza di prossimità «sono le scommesse su cui vale la pena investire» ha aggiunto Arturo Cavaliere, presidente Sifo, «cruciale, per un corretto funzionamento del sistema, è la multidisciplinarità e la capacità di integrare tutte le figure professionali. C'è pertanto la necessità che i modelli organizzativi siano effettivamente resi sinergici grazie a figure trasversali e di snodo, che da anni svolgono questa funzione, quali i farmacisti ospedalieri, dei servizi territoriali e di comunità, che hanno, in questa direzione, competenze formative chiare. Quello che va evitato è la sovrapposizione di figure professionali che duplicano e rendono non lineare il percorso di cura per il paziente».
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- Scritto da Ordine Farmacisti MC